sabato 4 agosto 2012

SOLARIS (1961) un romanzo di STANISLAW LEM


"Dobbiamo dunque rassegnarci a essere un orologio che misura il tempo, alternativamente sgangherato e riparato, il cui meccanismo, appena il costruttore ne mette in moto gli ingranaggi, genera insieme l'amore e la disperazione, e rassegnarci anche a sapere di ripetere solo sofferenze antiche, più profondamente comiche quanto più spesso vengono ripetute? Ripetere l'esistenza umana va bene, ma dobbiamo farlo come un ubriaco ripete una canzone conosciuta mettendo le monete nel juke-box?"










Kelvin, scienziato e psicologo, viene inviato sulla stazione di ricerche in orbita intorno al pianeta Solaris, per comprendere e risolvere gli strani atteggiamenti dei tre scienziati a bordo. Il pianeta Solaris, con il suo enorme oceano unicellulare pensante che ne ricopre l'intera superfice, pare riuscire a misteriosamente influenzare chiunque si avvicini ad esso, portando ai limiti della follia. Kelvin, inizialmente scettico, cercherà di ragionare con i scienziati a bordo, ma dopo diversi angoscianti, quasi violenti tentativi, si troverà ad affrontare anch'egli i primi dubbi sulla sua sanità mentale: camminando in un corridoio della stazione incredulo coglie una donna nuda di colore camminargli accanto stringendo una lancia tribale ed un scudo. Poco dopo, accanto al suo letto, gli comparirà un'altra figura: la sua vecchia fidanzata, da anni morta suicida, gli carezza la guancia e lo abbraccia forte, come se non si fossero mai separati...




Orgoglio nazionale dell'Unione Sovietica, Stanislaw Lem rimase, ancora oggi, praticamente sconosciuto nella letteratura occidentale, e forse mai compreso. Lem snobbava, anzi detestava l'epopea fantascientica occidentale, si delineava in uno stile personale.Il romanzo ispirò due film, il primo del grande regista russo Andrej Tarkovski (1972), che risultò in una pellica forse troppo fredda e confusa (come i pensieri del Pianeta stesso), la seconda di Soderbergh (2002) più romantica ed effettivamente fiacco remake del primo film. Nessuno dei due registi sono riusciuti ad entrare nella mente di Lem, nel senso del suo romanzo, forse a confermare i temi affrontati e amati dall'autore, i limiti della conoscenza umana, l'incomunicabiltà con esseri non solo superiori, ma tanto diversi per il nostro tempo, per il nostro immaginario- proprio come Lem stesso.






                 JM Sz

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